Quante opere struggenti ho letto, che finiscono con lui&lei che si pugnalano-avvelenano-sparano a vicenda per rendere eterno il loro amore. Come se il sacrificio fosse un atto di purificazione degli intenti; come se voler vivere – e per di più vivere felici – fosse già in partenza un’intenzione abbietta e immorale, da purificare appunto con la sofferenza, il lavoro, lo sforzo.
Insomma, se io per te sono stata una musa, un’ispirazione, una persona che ti ha spinto a fare cose migliori e più alte, non puoi smettere di amarmi mai. Neppure quando tutti questi slanci positivi si trasformano in una grigia apatia e non abbiamo più nulla da dirci e da darci.
Amore eterno… se no non era amore. Amore che va oltre i problemi e i nuovi bisogni… se no non era amore. Amore che ti porta a mettere l’altr* davanti a te stess*… se no non era amore.
E qui casca l’asino. Vogliamo amare o essere amat*?
Io risponderei: tutti e due, possibilmente! Se no sai che gioia…
Eppure in questo perverso gioco del “ti amo fino a morire” io ci vedo più la voglia di essere così santi/e e così puri/e da non poter essere rifiutat*. Insomma, se rinuncio ai miei sogni e mollo tutto per seguire te in capo al mondo, come puoi non amarmi? Se ti resto affianco anche a costo di non essere felice io, che importa? L’importante è che sia felice tu (così non mi molli, e sono felice pure io).
È davvero altruismo annullarsi per l’altra persona? È davvero con disinteresse che mettiamo da parte noi stessi per chi amiamo? O cerchiamo piuttosto di accontentare, lusingare e legare a noi con la doppia mandata quelle persone?
Col tempo, personalmente, ho cominciato a preferire chi mi dice no, chi mi dice “devo andare”, chi segue la sua strada e non mi chiede di percorrerla, ma mi invoglia a costruirne una mia, magari vicina… ma comunque mia. Perché per potermi donare ad un’altra persona, devo sapere chi sono, e restarmi fedele. Se mai simulassi, se mai interpretassi non ciò che sono, ma ciò che l’altr* vuole… che utilità avrebbe? Se stare accanto a qualcuno/a annulla il mio essere, e quel qualcuno/a vuole me… perché tenermi stretta? Non è forse un amore più vivifico e sano volere la propria felicità insieme alla felicità dell’altr*? E se la nostra felicità coincide con quella dell’altr*, non diventa interesse di entrambi/e che ciascuno/a segua il proprio sviluppo nella direzione più onesta e coerente che si trovi? Se io seguo la mia strada, se faccio tutto ciò che devo per essere felice, allora anche tu sei felice. E non c’è più il concetto di “perdere”, “lasciarsi” o “continuare insieme”. Si è sempre insieme, finché ci si sostiene nel proprio processo di realizzazione. Anche quando le strade devono separarsi.
Perché in quest’ottica l’amore non è più annullamento, ma costruzione. Perché se amore è annullamento… allora io quell'amore non lo voglio.