Vi ricordate le poli-chiacchiere radiofoniche? Bè, eccovi il sunto di quel nostro primo podcast.
Il sociologo John Alan Lee nel 1973 ha tentato di riconoscere 6 stili d'amore: l'amore romantico, l'amore giocoso, l'amore amichevole, l'amore geloso, l'amore pragmatico, l'amore altruistico.
Lo psicologo americano Robert Sternberg, più recentemente, afferma come servano 3 componenti per mantenere una relazione amorosa salda: la passione, l'intimità e il legame. Lui prende questi concetti in prestito dal mondo greco, dove erano conosciuti come eros, filia ed agape.
Il sociologo John Alan Lee nel 1973 ha tentato di riconoscere 6 stili d'amore: l'amore romantico, l'amore giocoso, l'amore amichevole, l'amore geloso, l'amore pragmatico, l'amore altruistico.
Lo psicologo americano Robert Sternberg, più recentemente, afferma come servano 3 componenti per mantenere una relazione amorosa salda: la passione, l'intimità e il legame. Lui prende questi concetti in prestito dal mondo greco, dove erano conosciuti come eros, filia ed agape.
L'eros è l'amore sessuale, passionale, quello tipico dell'innamoramento, del primo incontro, della conquista. La massima cura della relazione qui si pone sul mantenere viva l'attenzione e l'interesse dell'altro; questo tramite sguardi, attenzioni e premure, una cura dell'estetica o una particolare importanza al rapporto che viene instaurato fisicamente. L'obiettivo è colpire il mondo interiore dell'altr*, in modo che si accorga di noi e che venga colpito il suo interesse. C'è un appagamento profondamente narcisistico in questo essere amat* e apprezzat*, e una risposta molto forte ai propri bisogni di attenzione e unicità. Le attenzioni dell'altr* ci fanno stare bene e ci spronano a migliorarci, sotto certi aspetti.
La filia è l'amore di affetto e piacere, da cui ci si aspetta un ritorno, come ad esempio tra amici. Lo scambio di esperienze, dei propri vissuti e di attenzioni affettuose s'intrecciano in un dialogo empatico, dove il nostro punto di vista si amplia grazie a quello dell'altr*. Ed è proprio il concetto di altro (inteso come altro da me) a permettere uno spostamento dal proprio egocentrismo cognitivo, e conoscere il proprio Io tramite un Tu. In questo tipo d'amore c'è la fiducia e la volontà di consegnarsi a un'altro individuo interamente, nonché il desiderio di prendersi anche cura dell'amic* nel momento del bisogno; un amic* con cui si instaura una stima reciproca e profonda, che permette l'accoglimento e il sostegno in un mutuo scambio rivolto alla crescita.
L'agape è l'amore incondizionato e altruistico, una donazione di sé del tutto disinteressata. Viene inteso come amore fraterno e smisurato, che può vivere e perdurare anche se non ricambiato; spesso assume connotati religiosi (questa parola è poi la stessa usata anche nei vangeli). Qui l'attenzione è posta alla sensibilità nei confronti dell'altr*, alla tenerezza dello scambio e dei sentimenti, all'incontro con l'altr* e all'espressione della sua creatività, dei suoi bisogni, del suo essere e del suo donarsi in modo libero. L'equivalente vocabolo latino (caritas) è stato utilizzato dai filosofi cristiani per indicare lo slancio e l'entusiasmo dell'amore verso un coniuge, la famiglia, o una qualunque particolare attività che comporti convivialità e condivisione.
Però l'eros potrebbe ben facilmente trasformarsi in gelosia e ossessività, se non si tiene il sentimento dell'attrazione sotto controllo; come del resto la filia potrebbe scadere in un vuoto narcisismo o una pericolosa dipendenza dall'altro. Ma anche l'agape e la bellissima comunione che si può costruire tra due persone, rischia di diventare una semplice dispersione... Perché tutti i sentimenti hanno la loro ombra e i loro pericoli.
In realtà i fighissimi greci antichi avevano ben più di tre termini per definire l'amore. Ma che lo dico a fare? Stiamo parlando di un popolo che ha avuto una sensibilità tale, nell'uso della parola, da riuscire spesso nel tentativo di designare ogni possibile sfumatura dell'animo umano relativamente un'idea o un sentimento.
Oltre all'αγάπη, la φιλία e l'έρως, ci sono anche:
Ma questa consapevolezza c'è, quando io parlo di amore? So che bisogno mi spinge verso certe persone? Ho coscienza dei pericoli che ogni tipologia di incastro di coppia scatena in me?
I greci mi danno sempre da riflettere... hmmmm.
La filia è l'amore di affetto e piacere, da cui ci si aspetta un ritorno, come ad esempio tra amici. Lo scambio di esperienze, dei propri vissuti e di attenzioni affettuose s'intrecciano in un dialogo empatico, dove il nostro punto di vista si amplia grazie a quello dell'altr*. Ed è proprio il concetto di altro (inteso come altro da me) a permettere uno spostamento dal proprio egocentrismo cognitivo, e conoscere il proprio Io tramite un Tu. In questo tipo d'amore c'è la fiducia e la volontà di consegnarsi a un'altro individuo interamente, nonché il desiderio di prendersi anche cura dell'amic* nel momento del bisogno; un amic* con cui si instaura una stima reciproca e profonda, che permette l'accoglimento e il sostegno in un mutuo scambio rivolto alla crescita.
L'agape è l'amore incondizionato e altruistico, una donazione di sé del tutto disinteressata. Viene inteso come amore fraterno e smisurato, che può vivere e perdurare anche se non ricambiato; spesso assume connotati religiosi (questa parola è poi la stessa usata anche nei vangeli). Qui l'attenzione è posta alla sensibilità nei confronti dell'altr*, alla tenerezza dello scambio e dei sentimenti, all'incontro con l'altr* e all'espressione della sua creatività, dei suoi bisogni, del suo essere e del suo donarsi in modo libero. L'equivalente vocabolo latino (caritas) è stato utilizzato dai filosofi cristiani per indicare lo slancio e l'entusiasmo dell'amore verso un coniuge, la famiglia, o una qualunque particolare attività che comporti convivialità e condivisione.
Però l'eros potrebbe ben facilmente trasformarsi in gelosia e ossessività, se non si tiene il sentimento dell'attrazione sotto controllo; come del resto la filia potrebbe scadere in un vuoto narcisismo o una pericolosa dipendenza dall'altro. Ma anche l'agape e la bellissima comunione che si può costruire tra due persone, rischia di diventare una semplice dispersione... Perché tutti i sentimenti hanno la loro ombra e i loro pericoli.
In realtà i fighissimi greci antichi avevano ben più di tre termini per definire l'amore. Ma che lo dico a fare? Stiamo parlando di un popolo che ha avuto una sensibilità tale, nell'uso della parola, da riuscire spesso nel tentativo di designare ogni possibile sfumatura dell'animo umano relativamente un'idea o un sentimento.
Oltre all'αγάπη, la φιλία e l'έρως, ci sono anche:
- anteros: l'amore corrisposto
- himeros: la passione del momento, il desiderio fisico presente e immediato che chiede di essere soddisfatto
- pothos: il desiderio verso cui tendiamo, ciò che sogniamo
- stοrge: l'amore d’appartenenza, ad esempio tra parenti e consanguinei.
- thelema: il piacere di fare qualcosa, il desiderio di fare
Ma questa consapevolezza c'è, quando io parlo di amore? So che bisogno mi spinge verso certe persone? Ho coscienza dei pericoli che ogni tipologia di incastro di coppia scatena in me?
I greci mi danno sempre da riflettere... hmmmm.