Quando ho saputo che mio marito voleva separarsi, dopo oltre 10 anni di vita insieme, ho attraversato molte fasi.
Inizialmente il fulmine mi è cascato sulla testa a ciel sereno. Non avevo sentori che qualcosa non andasse, e fino al mese prima ci definivamo felici e fortunati ad averci l'un l'altra. Ma qualcosa era effettivamente cambiato, in quelle ultime settimane. E anche se notavo che i suoi nuovi bisogni lo allontanavano da me, pensavo che avrei avuto la stessa fortuna di questi ultimi 10 anni, cioè riuscire ad evolvere insieme.
Eppure, quando mi ha dato la notizia, insieme allo shock ho provato gratitudine. Gratitudine per non avermi mentito, per non avermi illusa, per non aver trascinato un rapporto che - con orgoglio - posso definire rispettoso fino all’ultimo. Non riesco ad immaginare quanto coraggio e quanta forza gli ci sia voluta, per dirmelo.
Per come la vedo io, chiudere un matrimonio è un po’ come seppellire qualcuno: si dice addio a lui, e a tutto ciò che gli apparteneva; si assiste al suo funerale elogiandone i ricordi belli e, stringendoci a chi vogliamo bene, cerchiamo di sopportare il dolore, sapendo che comunque resta il ricordo e che la vita va avanti. Io mi sono sentita così. E poter tenere per mano Fede, mentre seppellivamo gli ultimi resti della nostra vita insieme, è stato il balsamo sulla ferita. È stato ciò che mi ha ricordato che l’amore può evolvere e trasformarsi, e non è una colpa smettere di amare. Ma solo un segnale che si è vivi, e si cambia; e frenare l’evoluzione di qualcuno, per me, significherebbe non averlo mai amato, ma solo posseduto.
Nel nostro patto d’amore c’era la libertà e l’onestà al primo posto. E per quanto mi riguarda, lui l’ha onorato fino all’ultimo.

In tutto questo esplodere di lacrime, abbracci, dolore, ma anche sostegno reciproco e buoni sentimenti, io e Fede non avevamo pensato a una cosa… Dami.
Eh sì, in ogni famiglia vige la regola “siamo tutti interdipendenti”; ciò che due elementi fanno, ricade anche sugli altri. E noi ci stavamo dimenticando di una persona importante, nel nostro processo di accettazione e superamento del dolore.
Dami non era di certo sposato con Fede, però “la separazione” l’ha dovuta subire anche lui. Nuova casa, nuovi ritmi, nuovo setting familiare… siamo io&te, Fede non c’è più. Cosa accadrà? Dopotutto, forse una separazione la vivo meglio io. A livello sociale ho diritto di piangere, di essere stressata, di provare anche rabbia, di tanto in tanto, nei confronti del mio ex. Ma il fidanzato dell’ex moglie… che diritti ha? In pochi gli hanno chiesto “come stai?”, e in un numero ancora inferiore l’hanno abbracciato dicendogli “mi dispiace”. Eppure il matrimonio era anche il suo, la vita insieme era anche sua, la casa dove viveva era sua. E quando tutto questo di colpo finisce? Chi le asciuga le lacrime del fidanzato della “scaricata”? Quello che silenziosamente ha osservato le ultime settimane di vita di un rapporto in rottura, e si trova combattuto tra due affetti e due ragioni?
Per fortuna nel nostro caso nessuno ha fatto la guerra a nessuno. Fede e Dami sono rimasti amici anche mentre io attraversavo le fasi più negative, e non nego che è stato anche grazie a questo che ho superato meglio tutto quanto.
Mi accorgo solo ora che il patto di coppia, in realtà, era un patto di famiglia. Anche Dami, quanto noi, ha mantenuto la sua promessa di voler sempre, come prima cosa, il meglio per tutti e la libertà di ciascuno. Siamo tutti e tre uniti anche ora, ora che non siamo più insieme. Ecco la vera magia dell’amore.




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